Novità / Arte: Natura morta/oggi/in Romagna


Natura morta/oggi/in Romagna

Mercato Centro Culturale
Argenta FE
9 settembre – 16 ottobre 2022
Inaugurazione 9 settembre ore 18.00

Museo Giuseppe Ugonia
Brisighella RA
22 ottobre – 11 dicembre 2022
Inaugurazione 22 ottobre ore 18.00
a cura di Franco Bertoni

In mostra opere di: Paola Babini, Bertozzi & Casoni, Cesare Baracca, Matteo Bosi, Onorio Bravi, Paola Campidelli, Silvano D'Ambrosio, Angelo Fabbri, Giovanni Fabbri, Innokentij Fateev, Stefano Gattelli, Federico Guerri, Isabella Guidi, Enrico Lombardi, Mirna Malandri, Nedo Merendi, Alberto Mingotti, Enrico Minguzzi, Claudio Montini, Roberto Pagnani, Ugo Pasini, Giovanni Pini, Mirna Montanari, Mauro Pipani, Luca Piovaccari, Massimo Pulini, Cesare Reggiani, Luca Rotondi, Nicola Samorì, Monica Spada, Alfonso e Nicola Vaccari, Erich Turroni, Gianni Vallieri, Federico Zanzi.


La mostra “Natura morta/oggi/in Romagna” si propone come aggiornata occasione di indagine sull'arte contemporanea in Romagna e in particolare su quegli artisti che hanno mantenute salde le relazioni con la grande tradizione figurativa storica e novecentesca.
E' noto che, in Romagna, l'arte figurativa ha espresso, nel corso del Novecento, figure significative non solo a livello locale ma almeno nazionale e che, con più insistenza ed evidenza di quanto non sia avvenuto in altre aree italiane, ha dimostrato – fino ai nostri giorni - una persistenza e una singolare capacità di aggiornamento linguistico.
E', questa, una occasione per sondare ulteriormente la peculiarità di una vicenda artistica contemporanea che ha proseguito lungo una linea di marcia figurativa sapendo dialogare con le tendenze via via emergenti o dominanti e sapendole riassumere all'interno di un corpo non certamente unitario ma anzi variamente articolato e in via di costante evoluzione.
Fin dagli anni Ottanta, personalità singole o formazioni di artisti locali non si sono riconosciute nelle eversioni neo-avanguardiste, concettuali o poveriste. I sottili legami che univano, consciamente o inconsciamente, giovani artisti fuori dal coro con maestri locali ormai inascoltati o con maestri dell'anteguerra ormai dati per per inattuali si sono ingrossati, sono andati in tensione e hanno sprigionato nuove energie. Questi allacciamenti hanno rimesso in gioco valori di un antico e recente passato da cui è stata succhiata linfa vitale per delineare nuove e diverse prospettive di futuro. Senza soluzione di continuità e sotto il segno dell'adesione a una originaria vocazione umanistica dell'arte.
All'interno di questo singolare panorama è stata fatta, necessariamente, una selezione non certo esaustiva ma piuttosto per campioni, al fine di offrire al pubblico una visione certamente parziale ma tuttavia suggestiva delle tante e varie operatività in atto.

Il tema è stato suggerito dall'attualità e dall'ambivalenza di un genere artistico che, nel tempo, ha simbolizzato la magnificenza della natura e ma anche la sua inevitabile decadenza e fine (tra vanitas e memento mori). Sotto le spoglie della “natura morta” si sono infatti celate, nei grandi esempi dell'arte, sia adesioni alla bellezza e alla felicità del vivere sia profonde riflessioni sul percorso della stessa vicenda umana.
Punti di vista che non hanno trovato – e forse non troveranno - conciliazione. E' proprio sull'ambiguità di questa forma simbolica che la mostra intende fare il punto limitatamente all'area artistica romagnola contemporanea, registrando convergenze e divergenze.
Da un lato, quindi, l'incipit di un testo fondamentale della poesia del Novecento(La terra desolata di T.S.Eliot del 1922): “Aprile è il mese più crudele genera/lillà dalla terra morta, mescola/memoria e desiderio, desta radici sopite/ con pioggia di primavera”. Dall'altro, l'apertura dei Canterbury Tales di G.Chauser: “Quando aprile con le sue dolci piogge ha penetrato fino alla radice la siccità di marzo, impregnando ogni vena di quell'umore che ha la virtù di dar vita ai fiori, quando anche zefiro col suo dolce fiato ha rianimato per ogni bosco e per ogni brughiera i teneri germogli e il nuovo sole ha percorso metà del suo cammino in Ariete (...) la gente è presa allora dal desiderio di (..) andare .....”.

Una visione realistica ma cupa contro una più serena e, a volte, anche candida. Se la “crudeltà” di Aprile (una fertilità che ha del tragico poiché immessa in una terra distrutta, desolata, disastrata e in frantumi) si è connaturata con una sensibilità e un comune sentire - per i tanti avvenimenti dolorosi che hanno segnato il “secolo breve” e i nostri giorni – tuttavia non si sono sopiti i più pascoliani attaccamenti all'attimo fuggente; valga per tutti il classico, umanissimo senso del limite e della misura espresso da L'ora di Barga.
Tra questi riferimenti la mostra intende offrire al pubblico una occasione di conoscenza di quegli artisti figurativi contemporanei di area romagnola che hanno saputo rinnovare e attualizzare un genere artistico dalle forti valenze simboliche.