Prima del silenzio
Fotografie | Matteo Bosi (1995-2015)
"E così si articola l’arte di Matteo Bosi, infatti quello che parrebbe irrazionale, riflettendosi in noi, acquista una sua logica, un suo senno, una facoltà intellettiva, in cui il corpo, esteticamente ricercato nella sua funzione e nei suoi decori, risulta metafora di un pensiero oltremodo articolato, minuzioso, profondo, perché simbolicamente liberato dall’oscuro che ci ingenera l’ignoto. Perciò il linguaggio usato da Matteo Bosi poggia su delle componenti che di continuo ci suggeriscono che coi grandi miti del passato, come con quelli del presente, e con quelli che sanciranno il nostro futuro, è sempre consigliabile andare oltre (cioè superare) il senso letterale, il possibile primo rimando, l’impatto viscerale, la suggestione del momento e del visibile, per riuscire a intravedere un messaggio etico che sovrasta il rappresentato stesso, così da perdersi in un continuo oltre scaturito dal concettuale, dallo speculativo, da un pensiero ideale che non avrà mai fine, non avrà mai morte.
Il silenzio di Bosi è, quindi, una possibile idealizzazione, una possibile utopia ( … e ciò nell’ossimoro), nonché il possibile concretizzarsi di un’illusione, perciò un fare, di quello che ci scorre al fianco, scheletro di un possibile divenire, seppur circolare, ripetitivo, magico, nelle sue componenti evocative e cerimoniali.
Bosi è sacerdote in questo, e la sua risulta una vera e propria liturgia in arte."
GIAN RUGGERO MANZONI
(introduzione al catalogo Prima del Silenzio, il testo completo nell'area cataloghi d'arte)